Il 10 aprile è l’anniversario della morte (nel 1955) del teologo e scienziato francese Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955)
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Gesuita, noto come scienziato evoluzionista e teologo, fu soprannominato “il gesuita proibito” perché, nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, espresse opinioni giudicate all’epoca non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa cattolica (è singolare, al riguardo, che egli fosse un lontano discendente di Voltaire, per parte di madre); dovette lasciare l’insegnamento di paleontologia e geologia all’Istituto Cattolico di Parigi e fu trasferito in Cina, dove rimase dal 1926 al 1946 svolgendo un’importante attività scientifica.
Tornato in patria, chiese l’autorizzazione delle autorità ecclesiastiche romane per una cattedra al Collège de France, ma l’autorizzazione gli fu rifiutata, ed anzi fu invitato a lasciare la Francia; andò quindi a vivere stabilmente negli Stati Uniti, ma dopo pochi anni, il giorno di Pasqua del 1955, morì per un attacco cardiaco. Fu sepolto nel cimitero della casa noviziale dei gesuiti a Saint Andrew on Hudson (oggi Hyde Park of New York).
L’importanza di Teilhard de Chardin, come teologo e al tempo stesso scienziato, sta nel tentativo di stabilire un armonico collegamento tra il pensiero scientifico e quello religioso.
La tradizionale ortodossia cattolica lo accusò di panteismo, probabilmente perché le sue teorie, estremamente originali, non furono correttamente intese; sebbene le sue opere non siano mai state messe all’Indice, un decreto del 1958 del Sant’Uffizio (all’epoca presieduto dal cardinale Alfredo Ottaviani) impose alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita dalle biblioteche, in quanto esse «racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica».
Nel 1962 il teologo gesuita Henri de Lubac (che per alcuni anni, accusato di modernismo, fu privato dell’insegnamento, ma poi fu nominato “esperto” del Concilio Vaticano e infine creato Cardinale) sostenne coraggiosamente, in un saggio in francese, che il pensiero di Teilhard era in continuità con la tradizione della Chiesa (in particolare, con San Paolo); ma furono bloccate le traduzioni in altre lingue.
Un’aspra critica al pensiero di Teilhard venne, nel 1966, da Jacques Maritain.
Andando controcorrente, Paolo VI (un grande Papa, ingiustamente sottovalutato), in un discorso del 24 febbraio1966 sui rapporti tra scienza e fede, affermò invece che la spiegazione dell’universo fornita da Teilhard manifestava, anziché negare, «la presenza di Dio nell’universo quale Principio Intelligente e Creatore».
Malgrado ciò, quando nel 1981 il segretario di Stato Agostino Casaroli scrisse a monsignor Paul Poupard (allora rettore dell’Institut Catholique di Parigi), che l’«acuta percezione del dinamismo della creazione» di Teilhard e la sua «ampia visione del divenire del mondo si coniugano con un incontestabile fervore religioso», L’Osservatore Romano si affrettò a precisare che tale esternazione non andava comunque intesa come una “riabilitazione” del gesuita.
Soltanto in epoca più recente (1987) il Cardinal Ratzinger, poi Papa Benedetto XVI, in Principi di Teologia cattolica ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes (1965), è fortemente permeato dal pensiero di Teilhard (è da notare che già nel 1985 “Espero katolika” aveva visto questa relazione:
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1985_09.htm#5
Un giudizio positivo fu espresso da Papa Giovanni Paolo II in una lettera dell’1 giugno 1988; Benedetto XVI ha affermato (24 luglio 2009) che quella di Teilhard fu una grande visione; ed infine la recente enciclica di Papa Francesco «Laudato si’»
w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html
(di cui viene allegata la copertina), al capitolo 83, dopo aver affermato che “il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale”, aggiunge nella nota 55: “In questa prospettiva si pone il contributo del P. Teilhard de Chardin”.
È motivo di orgoglio il fatto che, in Esperanto, ampi e ripetuti articoli su Teilhard de Chardin siano stati pubblicati su “Espero katolika” (di cui il curatore di questo sito è direttore) fin dal 1964, cioè quando le teorie di Teilhard (per dirla in modo eufemistico) erano guardate con sospetto; in particolare:
www.esperokatolika.org/ek19611965/ek1964_05.htm#17
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1985_09.htm#5
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1985_10.htm#4
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1985_11.htm#4
In allegato, una foto di Teilhard de Chardin (da “Espero katolika” 1985-10), ed una foto che documenta l’incontro con Papa Francesco del curatore di questo blog, il 16 aprile 2016; il Papa ride di cuore, compiaciuto, alla menzione dell’Esperanto.