Nel giorno in cui si celebra il 60°anniversario dell’Unione Europea, allego una libera versione in Esperanto dell’Inno Europeo, ed un francobollo tedesco emesso nel 1982 per il 25° anniversario dei Trattati di Roma; inoltre, trascrivo (traducendola in italiano) parte di una discussione al tempo stesso linguistica e ideologica, che ho avuto nel 2008:
Sono abituato a parlare, in Esperanto, di “Eŭropa Unuiĝo” oppure “Eŭropa Unio”; ultimamente, preferisco “Eŭropa Unio”, non solo perché in questo modo evito di usare una lettera accentata, ma anche perché così evito di prendere posizione su una (delicata) questione politica, se si tratti “Unuiĝo” (un’entità che si è unita e/o si unisce), “Unuigo” (un’entità che è stata unita) oppure “Unueca Regno”/ “Unuaĵo (un’entità unitaria di tipo statale). In italiano, il termine “Unione” è ambiguo, perché può essere riferito a tutte e tre le ipotesi; in Esperanto, mentre “Unio” va bene per tutto, le altre espressioni hanno significati specifici e differenziati.
Non dico semplicemente “Eŭropo” (Europa), perché attualmente (e verosimilmente ancora per molti anni futuri) l’Unione Europea non coincide con l’Europa (malgrado il grandioso, ed in gran parte sorprendente, allargamento dell’Unione, centinaia di milioni di europei non appartengono all’Unione), anche se riconosco che molto è già cambiato nelle abitudini linguistiche (almeno in Italia) riguardo l’Europa. Quando sono diventato esperantista (nel 1956) nessun italiano era disposto a riconoscere che anche i Paesi di “Oltrecortina” appartenevano all’Europa, ed io ero considerato un tipo originale perché affermavo, ad esempio, che l’Ungheria è nell’Europa centrale (tutti parlavano, all’epoca, di “Paesi orientali”; ed allego la pag. 71 di “Espero katolika” 1996-3/4, in cui si discute della geografia europea). Papa Giovanni Paolo II fu considerato un visionario, quando lanciò lo slogan “L’Europa dall’Atlantico agli Urali”:
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1981_12.htm
www.esperokatolika.org/ek19861990/ek1990_02.htm
D’altra parte, oggi in italiano si usa il nudo e crudo termine “europeo” anche per indicare quello che in realtà riguarda soltanto l’Unione Europea; così si dice “normativa europea”, “Parlamento Europeo”, ecc.
È perfino sorto un problema terminologico, quando occorra riferirsi ai cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Quando si trattava di Comunità Europea, fu coniata la parola “extracomunitario”; adesso che non esiste più quella Comunità, bisogna ricorrere alla circonlocuzione “cittadino di Paese non appartenente all’Unione Europea”, o dire in modo semplice e crudo “straniero” (per la legge italiana, soltanto i non appartenenti all’Unione Europea sono “stranieri”).
In Esperanto, uso le parole composte “eŭropunia”, “eŭropuniano”, “neeŭropunia”, neeŭropuniano”.
L’ha ribloggato su lingvo-vojo.