Il 16 marzo ricorre la morte (nel 1736) del musicista italiano (marchigiano di Jesi) Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi (1710-1736)
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famoso per musica sacra (in particolare, lo “Stabat Mater”) e profana (soprattutto l’intermezzo buffo “La serva padrona”, il cui libretto fu poi ripreso da Giovanni Paisiello).
La sua fama durò ben oltre la sua breve vita (morì a soli 26 anni), tanto che da un lato la sua musica fu copiata o rielaborata da numerosi musicisti posteriori (tra cui Johann Sebastian Bach), e dall’altro furono attribuite a lui molte composizioni di altri autori (non più di cinquanta composizioni sono oggi riconosciute di Pergolesi, su un catalogo di oltre cinquecento).
Tra le arie attribuite a Pergolesi, ma in realtà di Vincenzo Legrenzio Ciampi, ce n’è una (“Tre giorni son che Nina”), nel repertorio di famosi tenori (Caruso, Pavarotti)
liberamente tradotta in Esperanto da Karl Wanselov. Ne trascrivo il testo in italiano e in Esperanto:
Tre giorni son che Nina
a letto se ne sta.
Il sonno l’assassina
svegliatela, per pietà!
Pifferi, cimbali, timpani,
svegliatemi Ninetta
acciò non dorma più.
E mentre il sior dottore
a visitarla va,
Ninetta per amore
in letto se ne sta.
Tri tagojn mia Nina
el dormo senfina
la dolĉokulojn du
jam ne malfermis plu.
Tri tagojn mian plendon
kaj ploran atendon
ŝi en ĉi tiu mond’
jam lasis sen respond’.
Najbaroj, helpu kaj venu vi,
venu al ŝi kun fluto
kaj harpo kaj liuto
kaj kanta melodi’
por ke vekiĝu ŝi.
Allego le immagini del francobollo emesso nel 1986 dalle Poste Italiane in occasione del 250° anniversario della morte di Pergolesi e dell’annullo speciale della città (Pozzuoli presso Napoli) dove morì.
Una curiosità linguistica sulla città natale, Jesi: è una delle pochissime città italiane il cui nome comincia con la lettera “J”, da tempo caduta in desuetudine nella lingua italiana.